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Guadagnare col trading online: realtà o utopia?

Guadagnare col trading online: realtà o utopia?


16Gen2023

Information
Andrea Gonzali Investimenti finanziari 4812 hits
Prima pubblicazione: 27 Dicembre 2020

«Life is not a problem to be solved, but a reality to be experienced».

Søren Kierkegaard

"Guadagna anche tu col trading online" è uno dei principali mantra del XXI secolo.

Quasi ogni giorno riceviamo e-mail, pubblicità di corsi che insegnano a guadagnare col trading online e proposte di apertura di conti online per fare trading (con l'immancabile bonus di benvenuto).

Si può davvero guadagnare col trading online?

Sì, certo che si può. Basta comprare un titolo e rivenderlo a un prezzo superiore (o viceversa). Si è liberi di fare trading quando e dove si vuole, col solo ausilio di un PC, di un tablet o del nostro smartphone.

Troppo bello per essere vero?

Purtroppo sì: guadagnare col trading online è difficilissimo. Le probabilità di successo nel lungo termine sono infime.

Vivere di trading online è una realtà per pochissimi e un'utopia per la stragrande maggioranza degli aspiranti trader.

Perché è così difficile?

Per guadagnare, il trading online deve essere fatto in modo professionale. Le conoscenze richieste non sono eccessive: meglio partire con un po' di basi di statistica e di economia, ma l'unica cosa davvero necessaria in questa professione è l'esperienza.

Prima di esplorarne le difficoltà, domandiamoci che cosa sia il trading online: a differenza di un investimento, il trading è un'attività speculativa di breve o brevissimo termine. Nel trading, una posizione di acquisto o di vendita rimane aperta, al massimo, per qualche giorno.

Esistono anche tipologie di trading dove un'operazione può durare soltanto pochi secondi: uno scalper, ad esempio, è un trader che effettua centinaia di operazioni al giorno, utilizzando grosse cifre per diminuire l'impatto commissionale e speculare su piccolissime variazioni dei prezzi.

Mentre nel medio/lungo termine i prezzi della maggior parte dei titoli seguono logiche relativamente comprensibili, nel breve e brevissimo termine quegli stessi prezzi sono quasi impossibili da prevedere.

L'esperienza – dicevamo – è la variabile più importante nel trading. L'esperienza si costruisce con l'osservazione prolungata di un book di negoziazione: dopo giorni, mesi, anni di osservazione e di studio, si inizia a sviluppare un sesto senso che, talvolta, permette di intuire ciò che potrebbe accadere di lì a breve.

Oltre all'osservazione, serve la pratica: l'esperienza si forma facendo trading con soldi reali, nel tempo. Non ci sono alternative: i libri e i corsi non bastano.

I conti demo sono utili a prendere confidenza con le funzionalità di una piattaforma, ma il trading sui conti demo non aiuta: la differenza a livello psicologico tra l'utilizzo di soldi virtuali e soldi reali è abissale. Sono due mondi totalmente diversi.

Per intraprendere questa attività in modo professionale, due elementi sono fondamentali: un capitale iniziale consistente e tanto tempo a disposizione.

Il capitale iniziale è necessario perché si deve mettere in conto di perdere dei soldi – anche tanti, a seconda dei rischi che siamo disposti ad assumerci – nei primi anni di pratica e costruzione dell'esperienza. Non alcuni mesi: anni.

Diventare profittevoli in meno di 5 anni è improbabile: possono essere necessari anche 10 anni o più.

In questa fase iniziale, e fin quando non si guadagnerà con costanza, serviranno entrate finanziarie alternative per far fronte alle spese ordinarie. Oppure, si dovrà disporre di un capitale sostanzioso, che possa in parte essere utilizzato per il trading e in parte per il proprio sostentamento.

Più il capitale a disposizione è grande, più il trader può svolgere la sua attività con la necessaria tranquillità: non si deve assolutamente fare trading online con soldi che non ci si può permettere di perdere!

Per quanto difficile, proviamo a quantificare il capitale necessario a fare trading: ipotizziamo che un trader riesca a ottenere un rendimento medio del 10% netto all'anno. È una percentuale che potrebbe sembrare bassa, ma non lo è affatto: generarla un solo anno impiegando un piccolo capitale è relativamente semplice; conseguirla per un ventennio utilizzando un grosso capitale è tutta un'altra storia.

Per la precisione, con un'imposizione fiscale del 26% sul capital gain, il 10% netto corrisponde all'incirca al 13,50% lordo: un rendimento medio strepitoso.

Immaginiamo che il nostro trading system sia capace di generare quel rendimento.

Quanti soldi ci servono per vivere dignitosamente? 2.000 euro al mese?

Ok, in un anno dovremo allora guadagnare 24.000 euro netti, pari a 32.432 euro lordi. Il capitale necessario sarà quindi di 240.000 euro (240.000 × 13,5% = 32.400 euro).

In ogni caso, è meglio averne di più. Se calcoliamo il rendimento medio utilizzando la media aritmetica commettiamo infatti un errore; un errore tollerabile su valori poco volatili: il 10% di media potrebbe essere un'approssimazione accettabile se un anno si guadagnasse l'8% e l'anno dopo il 12% (o viceversa).

Nel trading, però, la variabilità delle performance è molto alta: cosa accade se si applica la media aritmetica a valori estremi?

Ipotizziamo due rendimenti annuali: −50% e +70%. Utilizzando la media aritmetica, il rendimento medio è, ovviamente, il +10%. Ma se il primo anno realizziamo il −50%, significa che i nostri 240.000 euro sono diventati 120.000. L'anno successivo guadagniamo il 70%: il 70% di 120.000 euro è pari a 84.000 euro.

Alla fine del secondo anno ci ritroveremmo quindi con 120.000 + 84.000 = 204.000 euro: molti di meno di quelli che ci aspetteremmo di ottenere con un guadagno del 20%, che sarebbe stato pari a 240.000 + 20% = 288.000 euro.

Lo stesso accadrebbe se il primo anno si guadagnasse il +70% e il secondo si perdesse il 50%: in questo caso, il primo anno i nostri 240.000 euro diventerebbero 408.000, ma la perdita del 50% del secondo anno ci dimezzerebbe la somma trasformandola in 204.000 euro, come nell'esempio precedente.

In tutto questo, non abbiamo volutamente preso in considerazione l'impatto psicologico del trading: pochi avrebbero avuto la forza di continuare dopo aver perso il 50% in un solo anno!

Perché abbiamo ottenuto questo strano risultato?

Perché per calcolare il rendimento medio non dobbiamo utilizzare la media aritmetica, bensì quella geometrica:

√((1+0,70)*(1−0,50)) = √(1,70*0,50) = √0,85 = 0,92195

A questo risultato bisogna togliere 1: il rendimento medio è perciò 0,92195 − 1 = −0,0780 = −7,80%.

Tra +10% e −7,80% c'è una bella differenza…

Perciò, meglio avere un capitale importante. Non si sa mai. Se si parte sottocapitalizzati, servirà l'utilizzo della leva, che tutti i broker mettono a disposizione (non a caso).

L'utilizzo della leva è tanto più pericoloso quanto meno esperto è un trader: chi è agli inizi, non dovrebbe mai farne uso.

Invece, avviene quasi sempre il contrario: la leva viene utilizzata dai meno esperti, che "tanto per provare" decidono di dedicare al trading un certo capitale, vada come vada.

Purtroppo, quasi sempre va a finire male: quel capitale viene consumato rapidamente e i broker si sono fatti il loro bel guadagno con le commissioni: avanti il prossimo…

Le difficoltà non finiscono qui. Per essere dei buoni trader, è indispensabile saper programmare: se un trader non sa programmare, i trading system che deciderà di utilizzare come li backtesta?

Anche i migliori trading system, dopo un po', smettono di funzionare e ne servono altri, più adatti ai nuovi contesti di mercato.

È una ricerca continua, che occuperà il trader in modo costante. Nessuno farà questo lavoro per lui. Un trading system che funziona è prezioso: chi ce l'ha se lo tiene ben stretto e non viene certo a proporlo a me o a voi.

Perché non è una buona idea far backtestare un trading system a un programmatore?

Perché è molto costoso: i programmatori capaci si fanno pagare cari e farsi aiutare dall'amico "bravo col computer" non è una variante percorribile: l'ammontare di lavoro richiesto è enorme.

A rendere il tutto più difficile contribuiscono poi i seguenti elementi:

  • La gestione psicologica delle operazioni di trading. L'impatto psicologico sul trader è considerevole: se vi piacciono le emozioni forti, il trading fa per voi, ma per imparare a controllarsi bisogna conoscere molto bene sé stessi.
  • L'overfitting, il Look-Ahead Bias e il Look-Back Bias in fase di backtest. Se presenti, il trader si illude di possedere un trading system profittevole: quel trading system, però, non funzionerà mai. Come sostiene Marcos Lopéz de Prado, "Un backtest fatto bene può essere estremamente utile, ma è molto difficile da realizzare".
  • Le commissioni di transazione, che spostano l'equilibrio del gioco in territorio negativo: le commissioni di transazione si pagano, purtroppo, sia quando l'operazione si chiude in guadagno che quando si chiude in perdita.

Queste tre problematiche rendono il trading online un'attività eccezionalmente difficile.

Per avere una minima speranza di successo, servono passione, impegno, esperienza, capitale, tempo, conoscenze, nervi saldi, perseveranza e disciplina.

Se si vuole fare trading in modo professionale, non si può improvvisare niente. Nulla può essere lasciato al caso: tutto deve essere sotto controllo.

Il trading online non è per tutti, nonostante quello che le pubblicità ingannevoli vogliono farvi credere.

Troppo pessimismo?

Può darsi: l'alternativa è fare il corso di trading online di questo o quel sito, che promette guadagni fin da subito; ovviamente, soddisfatti o rimborsati.

Esisteranno sicuramente dei corsi validi, con ottime presentazioni e approfondite discussioni sull'analisi tecnica e fondamentale, che dopo il corso non avranno più segreti: peccato che non servano a niente.

Se prendete una scorciatoia di questo tipo, non stupitevi più di tanto quando – alla prova dei fatti – vi renderete conto che guadagnare col trading online rimarrà soltanto un sogno.

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