È meglio investire nel mercato azionario o in quello obbligazionario?
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- Prima pubblicazione: 15 Settembre 2019
«Pearls don’t lie on the seashore. If you want one, you must dive for it».
Proverbio cinese
Questo articolo fa parte di una serie intitolata Il compendio dell'investitore. In fondo alla pagina, troverai l'elenco degli altri articoli della raccolta inclusi nel Percorso per principianti, pensato per chi desidera apprendere le basi della finanza personale e degli investimenti.
Questa domanda se la pone ogni investitore.
La risposta, però, non è mai un semplice "A" o "B": la scelta tra strumenti azionari e obbligazionari dipende da diversi fattori, molti dei quali legati alla situazione personale dell’investitore.
Possiamo immaginare azioni e obbligazioni come due mezzi diversi per raggiungere una destinazione:
- Le azioni sono come un'auto sportiva: possono andare molto veloci e farci arrivare prima, ma il viaggio è più turbolento e il rischio di incidenti è maggiore, soprattutto se non si è piloti esperti.
- Le obbligazioni, invece, assomigliano a un’utilitaria: meno scattante, ma più stabile e prevedibile.
Il mercato azionario è notoriamente più volatile rispetto a quello obbligazionario. E nei mercati finanziari, maggiore volatilità significa maggiore rischio.
Storicamente, però, il mercato azionario ha offerto rendimenti medi superiori rispetto a quello obbligazionario, e anche il rendimento atteso delle azioni è più elevato.
Il trade-off rischio rendimento è una delle regole di base in finanza: nessuno accetterebbe un rischio maggiore senza aspettarsi un guadagno più alto.
Quando si parla di volatilità, ci si riferisce alla variabilità dei rendimenti di uno strumento finanziario. Uno strumento è più volatile di un altro se la varianza o la deviazione standard dei suoi rendimenti è più elevata.
Queste misure statistiche crescono quanto più i rendimenti si discostano dalla media storica. In altre parole, la volatilità ci dice quanto sono alte le montagne russe di un investimento: quelle a bassa volatilità hanno salite e discese dolci; quelle ad alta volatilità presentano picchi e cadute ripide.
Finché i rendimenti sono positivi, l’investitore è soddisfatto. Il problema nasce quando si registrano forti perdite o una lunga sequenza di rendimenti negativi: in quei casi, la delusione, lo stress e l’incertezza possono portare l’investitore a interrompere prematuramente il suo investimento.
Per questo motivo, è essenziale conoscere la volatilità storica degli strumenti su cui si intende investire. In alcuni casi, la volatilità è una variabile persino più importante del rendimento atteso.
Purtroppo, spesso non le viene attribuita l'importanza che merita.
In generale, i mercati azionari presentano sia rendimenti attesi sia volatilità superiori rispetto ai mercati obbligazionari. Questa variabilità rende difficile prevedere l’andamento degli investimenti azionari nel breve e medio termine.
Allungando il periodo di analisi, invece, il passato ci dice che la probabilità di ottenere un rendimento positivo tende ad aumentare.
Azioni e obbligazioni possono essere combinati per costruire portafogli bilanciati, con livelli di volatilità intermedi.
A seconda dell'orizzonte temporale di investimento, possiamo a grandi linee affermare che:
- Lungo termine (almeno 10 anni): gli strumenti azionari diventano preferibili, perché il tempo consente di superare eventuali crisi e beneficiare della crescita di lungo periodo.
- Breve termine (1-5 anni): meglio puntare su obbligazioni, selezionando titoli poco volatili. L’obiettivo qui è la conservazione del capitale, non la crescita.
- Termine intermedio (5-10 anni): è possibile costruire un portafoglio bilanciato, aumentando il peso delle azioni man mano che l’orizzonte si allunga.
L’orizzonte temporale, il reddito atteso e il patrimonio netto definiscono la capacità di sopportazione del rischio di un investitore. A questi fattori oggettivi si aggiunge la componente soggettiva: la propensione al rischio, ovvero quanto rischio si è disposti a tollerare per stare sereni.
Capire la propria propensione al rischio non è facile, soprattutto per chi non ha esperienza, ma è un passaggio fondamentale:
- Se la capacità è alta, ma la propensione è bassa, un portafoglio troppo aggressivo potrebbe causare ansia e scelte impulsive. Un giovane milionario che va nel panico a ogni storno di mercato non dovrebbe avere un portafoglio 100% azionario.
- Se la propensione è alta, ma la capacità è bassa, si rischia di eccedere con la leva o con investimenti troppo speculativi. Chi ha pochi risparmi e orizzonte breve, pur sentendosi pronto ad affrontare la volatilità, potrebbe ritrovarsi con una perdita importante o con un guadagno inferiore a quello ottenibile con un approccio più prudente.
Un portafoglio bilanciato può rappresentare il giusto compromesso. Una delle configurazioni più classiche prevede un’asset allocation composta per il 60% da azioni e per il 40% da obbligazioni.
In definitiva, pensare al mercato azionario contro quello obbligazionario è un errore. Sono due componenti complementari del portafoglio.
La parte azionaria, invece, serve a generare crescita nel lungo periodo: è l’acceleratore del portafoglio, il motore della crescita.
La componente obbligazionaria ha il compito di diversificare e stabilizzare l’investimento, riducendone la volatilità e quindi il rischio complessivo. È il sistema frenante e l’ammortizzatore.
Nel breve termine, i mercati azionari sono imprevedibili: possono produrre guadagni eccezionali o forti perdite. La presenza di obbligazioni e liquidità aiuta ad ammortizzarne l’impatto.
Investire è un'attività complessa: richiede analisi, pianificazione e la capacità di valutare numerose variabili. Non esiste una formula valida per tutti: ogni investitore deve trovare il proprio equilibrio.
Una volta individuato, questo equilibrio permette di affrontare il percorso con maggiore serenità e maggiori probabilità di successo.
La collezione di articoli "IL COMPENDIO DELL'INVESTITORE" contiene:
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Capire gli strumenti finanziari che si utilizzano
L'orizzonte temporale di investimento
La propensione al rischio dell'investitore
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