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È meglio investire nel mercato azionario o in quello obbligazionario?

È meglio investire nel mercato azionario o in quello obbligazionario?


11Lug2021

Information
Andrea Gonzali Investimenti finanziari 3361 hits
Prima pubblicazione: 15 Settembre 2019

«Pearls don’t lie on the seashore. If you want one, you must dive for it».

Proverbio cinese

Se sia meglio investire in strumenti azionari o obbligazionari dipende da molti fattori, spesso soggettivi.

Il mercato azionario, come è noto, è più volatile di quello obbligazionario. Più volatilità, nei mercati finanziari, è sinonimo di maggior rischio.

Il mercato azionario, però, ha storicamente generato dei rendimenti medi superiori a quello obbligazionario e il suo rendimento atteso è superiore.

Il trade-off rischio rendimento è una delle regole di base in finanza: a fronte di un maggior rischio nessuno sarebbe disposto a investire in azioni se non avesse un'aspettativa di guadagno superiore a quella di chi investe in mercati meno rischiosi.

Quando si parla di volatilità, si fa generalmente riferimento alla variabilità dei rendimenti di uno strumento finanziario. Uno strumento finanziario X è più (meno) volatile di uno strumento Y se la varianza o la deviazione standard dei rendimenti di X è superiore (inferiore) a quella di Y.

La varianza e la deviazione standard sono delle misure statistiche che assumono valori tanto maggiori quanto più le serie storiche misurate – nel nostro caso i rendimenti – oscillano intorno alla media.

Ipotizzando per semplicità un rendimento medio prossimo allo zero, la volatilità sarà tanto maggiore:

  • Quanto più il rendimento fluttuerà intorno alla media.
  • Quanto più importanti saranno le variazioni del rendimento, sia negative che positive.

Trattandosi di rendimenti, un investitore non avrà alcun problema quando assumeranno valori positivi: ne sarà ben felice.

Il problema nasce quando i rendimenti sono parecchio negativi o, peggio ancora, quando si verifica una lunga serie di rendimenti prevalentemente negativi: l'investitore potrebbe essere assalito da delusione, stress, paura e altre sensazioni spiacevoli, che potrebbero mettere a rischio la continuazione stessa dell'investimento. 

Quando entra in gioco la finanza comportamentale, le cose si complicano. 

In questo contesto ci limitiamo a sottolineare l'importanza di conoscere la volatilità storica degli strumenti finanziari su cui si desidera investire: talvolta, la volatilità è una variabile addirittura più importante del rendimento atteso. Sfortunatamente, non sempre le viene assegnato il giusto ruolo.

I mercati azionari hanno rendimenti attesi e volatilità più alti dei mercati obbligazionari. L'estrema variabilità dei rendimenti azionari ci porta a sostenere l'ipotesi che nel breve/medio termine sia molto difficile prevedere l'andamento del rendimento degli strumenti azionari sottoscritti. Allungando il periodo di analisi, invece, il passato ci dice che la probabilità di ottenere un rendimento positivo aumenta.

Gli strumenti azionari e quelli obbligazionari possono ovviamente essere mixati in modo da creare dei portafogli bilanciati con gradazioni intermedie di volatilità.

In relazione all'orizzonte temporale di investimento, possiamo a grandi linee affermare che:

  • Se l'orizzonte temporale è di lungo termine (almeno 10 anni), gli strumenti azionari possono essere ritenuti la scelta appropriata.
  • Se l'orizzonte temporale è di breve termine (3-5 anni), gli strumenti obbligazionari possono rappresentare la scelta migliore. Naturalmente, più l'orizzonte è breve e più si dovranno selezionare titoli meno volatili.
  • Nei casi intermedi (5-10 anni) si potrà optare per un portafoglio bilanciato, dove il peso delle azioni nel portafoglio sarà tanto maggiore quanto più sarà lungo l'orizzonte temporale.

L'orizzonte temporale di investimento, il reddito atteso e il patrimonio netto di un investitore sono le variabili che delineano la capacità di sopportazione del rischio. 

Per individuare la giusta combinazione di strumenti azionari e obbligazionari si deve tenere conto anche della propensione al rischio.

La propensione al rischio è una componente soggettiva: esprime la volontà di sopportazione del rischio dell'investitore.

Quantificare la propria propensione al rischio è difficile, soprattutto per chi non ha esperienze pregresse di investimento, ma è una fase essenziale del processo di investimento.

Se la capacità è alta, ma la volontà di sopportazione del rischio è bassa, portafogli azionari o bilanciati aggressivi potrebbero essere delle scelte errate.

Un'alta volontà e una bassa capacità di sopportazione del rischio potrebbero invece spingere l'investitore a prendersi dei rischi eccessivi: psicologicamente potrebbe far fronte ai momenti critici, ritrovandosi però al termine dell'investimento con una perdita o un mancato guadagno.

Un portafoglio bilanciato, dicevamo, può essere il giusto compromesso per alcuni investitori: ipotizziamo di aver scelto un'asset allocation composta dal 70% di strumenti azionari e dal 30% obbligazionari.

Spesso, ci si focalizza troppo nel provare a prevedere quali saranno le sottocategorie obbligazionarie che offriranno il rendimento più alto: la parte obbligazionaria del portafoglio, infatti, ha il compito di mitigare la volatilità della componente azionaria e non è detto che debba apportare anche un contributo in termini di rendimento. Non è questo il suo ruolo principale.

Il giusto mix tra strumenti azionari e obbligazionari si ottiene individuando gli strumenti obbligazionari che siano poco correlati con quelli azionari e, possibilmente, non troppo correlati tra loro.

Purtroppo, non è semplice trovare strumenti con correlazione lineare pari o vicina a 0 ed è quasi impossibile individuare correlazioni tendenti a −1 (già −0,5 è un valore difficile da conseguire).

Stiamo parlando di correlazioni lineari di lungo termine che possano garantire una certa stabilità nel tempo: le correlazioni calcolate su periodi di pochi giorni non servono a niente. Nel breve termine, infatti, si possono casualmente generare correlazioni elevate anche tra strumenti molto diversi tra loro: correlazioni lineari che sono quasi sempre spurie.

La parte obbligazionaria di un portafoglio finanziario è importante e dovrebbe avere il compito di diversificare l'investimento, mitigando la volatilità del portafoglio e, di conseguenza, diminuendone il rischio.

La parte azionaria dovrebbe invece essere finalizzata a generare rendimento nel lungo termine. Nel breve, i mercati azionari sono lotterie: possono generare rendimenti eccezionali o drawdown terribili, il cui impatto dovrebbe essere attenuato proprio dalla parte obbligazionaria e dalla liquidità del portafoglio.

Investire è un'attività complessa: richiede un'attenta analisi e la valutazione approfondita di molte variabili, in modo da scegliere correttamente la combinazione degli strumenti finanziari più adatti alle nostre esigenze.

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Tutti i tipi di investimento sono rischiosi. Il livello di rischio può essere più o meno alto e i rendimenti possono variare al rialzo o al ribasso. Ogni investimento è soggetto al rischio di perdita.
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.