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L'orizzonte temporale di investimento

L'orizzonte temporale di investimento


09Ago2025

Information
Andrea Gonzali Investimenti finanziari 5985 hits
Prima pubblicazione: 15 Settembre 2019

«Vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede».

Dante Alighieri

Questo articolo fa parte di una serie intitolata Il compendio dell'investitore. In fondo alla pagina, troverai l'elenco degli altri articoli della raccolta inclusi nel Percorso per principianti, pensato per chi desidera apprendere le basi della finanza personale e degli investimenti.

L'orizzonte temporale d'investimento è l'arco di tempo che intercorre tra la prima uscita finanziaria e la liquidazione definitiva di un investimento. 

Non è un numero fine a sé stesso, ma la durata del viaggio che il nostro capitale compie per raggiungere un obiettivo preciso.

In alcuni casi, un investitore può decidere di non voler mai liquidare del tutto il suo portafoglio, preferendo godere dei proventi per un tempo indefinito. Pensiamo, ad esempio, a un grande patrimonio familiare che si desidera preservare e far crescere per le generazioni future: l'orizzonte temporale è quindi "per sempre".

Per definire l'orizzonte temporale è necessario essere chiari su quale sia l'intenzione e lo scopo dell'investimento. Questa consapevolezza può nascere solo da una riflessione approfondita.

Domande come "Che scenario futuro voglio generare? o "Quale bisogno futuro, mio o della mia famiglia, voglio soddisfare?" aiutano a svelare l'intenzione che ci porta a investire.

L’orizzonte temporale, dunque, è il risultato diretto dell'intenzione dell'investimento: se l'intenzione non è ben definita, l’orizzonte temporale perde significato e le probabilità di successo dell’investimento si riducono notevolmente.

Uno degli errori più comuni è stabilire un orizzonte temporale lungo – 10, 15, 20 anni o più – con la giustificazione generica "Tanto questi soldi per ora non servono".

In un periodo così esteso, si verificheranno quasi certamente eventi in grado di mettere in discussione l’investimento: nuove idee sull’uso del capitale, gravi crisi finanziarie, esigenze improvvise e così via.

Se l'investitore perde di vista, o non ha mai definito, l'intenzione del suo investimento, sarà più probabile che questi eventi si presentino come irresistibili aperture per l'unica azione che andrebbe evitata: liquidare, tutto o in parte, il portafoglio.

L’intenzione è la condizione necessaria per determinare l’orizzonte temporale. Non è però sufficiente: è fondamentale anche la consapevolezza iniziale di non avere bisogno del capitale investito per tutta la durata prevista.

Una volta stabilito l'orizzonte temporale d'investimento, si potrà determinare l'asset allocation più adatta e, di conseguenza, selezionare gli strumenti finanziari da inserire nel portafoglio.  

Ad esempio, con un orizzonte temporale di 20 anni, si può valutare con relativa tranquillità di investire in un portafoglio interamente azionario.

Un portafoglio azionario è volatile, ma la storia dei mercati finanziari degli ultimi due secoli suggerisce che, a lungo termine, è ragionevole attendersi un rendimento positivo.

In teoria, le oscillazioni momentanee non dovrebbero preoccuparci. In pratica, la finanza comportamentale dimostra che il loro impatto psicologico può essere devastante. Per questo, accanto all’orizzonte temporale, occorre considerare anche la propensione al rischio, di cui parleremo più avanti.

All’estremo opposto troviamo chi ha bisogno di “parcheggiare” la liquidità solo per pochi mesi. Ad esempio, se tra sei mesi bisogna versare un acconto di 20.000 € per una casa, investire in un portafoglio azionario sarebbe irragionevole. In questo caso, è preferibile un’asset allocation a basso rendimento e bassa volatilità (conto deposito, strumenti monetari o obbligazionari di brevissimo termine).

L’obiettivo qui non è far crescere il capitale, ma preservarlo.

Una situazione molto frequente è quella di un orizzonte intermedio – 2, 3, 5 o 8 anni – che richiede un portafoglio bilanciato, con una combinazione di azioni, obbligazioni ed eventualmente materie prime, distribuite in modo appropriato.

L'orizzonte temporale è una delle tre variabili che determinano la capacità di un investitore di assumere rischio: le altre due sono il suo reddito atteso e il suo patrimonio netto.

Entro certi limiti, queste variabili delineano una situazione oggettiva: un orizzonte temporale lungo, un reddito atteso elevato o un patrimonio netto consistente consentono, in termini oggettivi, di sopportare un rischio maggiore.

Ad esempio, un giovane professionista con un reddito stabile e 30 anni di carriera davanti ha un'alta capacità di assumere rischio, anche se il suo patrimonio attuale è modesto.

L'asset allocation non può però essere definita senza prendere in considerazione anche la propensione al rischio: la disponibilità soggettiva dell’investitore ad accettare oscillazioni di valore e possibili perdite temporanee.

La propensione al rischio determina la volontà di rischiare di un investitore. Anche con un orizzonte molto lungo, un investitore con bassa propensione non dovrebbe avere un portafoglio troppo azionario: dormirebbe male vedendo un −20% in un mese, anche sapendo che nel lungo termine le probabilità di recupero sono alte.

La propensione al rischio, essendo soggettiva, non può essere influenzata facilmente.

La capacità e la volontà di sopportazione del rischio possono essere incrociate, generando i quattro scenari visualizzati nella seguente tabella:

A seconda del quadrante in cui si trova un investitore, la strategia è differente:

  • Bassa capacità e bassa volontà: si deve optare per un portafoglio molto conservativo, con prevalenza di liquidità e obbligazioni a breve termine. La protezione del capitale è l'obiettivo primario.
  • Alta capacità e alta volontà: si può costruire un portafoglio aggressivo, con una maggiore componente azionaria. L'investitore è nelle condizioni ideali per cercare rendimenti più elevati.
  • I casi misti ("Approfondimento necessario") sono i più delicati: se la capacità è alta ma la volontà è bassa (in alto a destra), il consulente dovrebbe educare il cliente sui benefici di un rischio leggermente maggiore, anche se la decisione finale dovrà rispettare la sua volontà. Al contrario, se la volontà è alta ma la capacità è bassa (in basso a sinistra) – il caso più pericoloso – il consulente ha il dovere di agire da freno, spiegando che gli obiettivi dell'investitore non sono sostenibili dalla sua situazione finanziaria.

Quando la propensione al rischio è bassa, l’investitore teme in modo particolare le crisi finanziarie e i drawdown (perdite dal massimo a un minimo successivo). Il rischio è che, sopraffatto dal panico, decida di disinvestire impulsivamente prima di raggiungere il proprio orizzonte temporale.

In generale, un disinvestimento anticipato dettato dall'emotività è un grave errore per i seguenti motivi:

  • Svanisce la possibilità del futuro che l'intenzione dell'investimento voleva generare.
  • Il timing di uscita è quasi sempre sfavorevole. Quando, esasperato, l'investitore liquida il portafoglio, la crisi finanziaria è spesso vicina alla conclusione. L’inversione del trend diventa probabile e, con essa, il rischio che l’investitore resti spettatore del successivo rialzo, trasformando una perdita temporanea in una definitiva.
  • Le crisi, anche le più gravi, sono eventi normali, ma che si verificano con una frequenza irregolare. Sono imprevedibili e, quindi, inevitabili.

Un'asset allocation coerente con l'orizzonte temporale d'investimento massimizzerà la probabilità di ottenere un rendimento positivo in funzione del rischio assunto.

In quali casi è corretto disinvestire uno o più strumenti finanziari prima del raggiungimento dell'orizzonte temporale d'investimento?

  • Al verificarsi di un bisogno improvviso di liquidità che non può essere soddisfatto in altri modi.
  • Al venir meno dell'intenzione dell'investimento. Se, ad esempio, i figli decidono di non andare all'università, il capitale accantonato per quello scopo può essere riallocato.
  • Se la nostra strategia di investimento prevede la liquidazione o la sostituzione di certi strumenti finanziari al verificarsi di condizioni rigorosamente stabilite prima di iniziare l'investimento.
  • Ribilanciamento periodico del portafoglio. Se l'asset allocation strategica è 60% azioni e 40% obbligazioni, e dopo un forte rialzo delle borse le azioni arrivano a pesare il 75%, si venderà una parte di azioni per riacquistare obbligazioni e tornare ai pesi originali. Questa non è una liquidazione dettata dal panico, ma una manutenzione ordinaria del portafoglio.

I mercati finanziari sono rumorosi. Ogni giorno veniamo sommersi da notizie, previsioni allarmistiche e occasioni imperdibili che ci spingono a reagire d'impulso. In questo contesto, l’orizzonte temporale agisce come una bussola personale, aiutandoci a filtrare il rumore di breve termine e a mantenere la rotta verso i nostri obiettivi più importanti.

Quando la tentazione di vendere durante un crollo o sull'onda dell'euforia diventa forte, è l'orizzonte temporale, ancorato a un'intenzione chiara, che ci ricorda perché abbiamo iniziato questo viaggio.

Imparare a definirlo e rispettarlo è ciò che distingue un investitore che subisce il mercato da uno che lo usa a proprio vantaggio.

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Tutti i tipi di investimento sono rischiosi. Il livello di rischio può essere più o meno alto e i rendimenti possono variare al rialzo o al ribasso. Ogni investimento è soggetto al rischio di perdita.
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.