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Tommaso d'Aquino

Tommaso d'Aquino


13Apr2024

Information
Andrea Gonzali Storia del pensiero economico 1308 hits
Prima pubblicazione: 08 Aprile 2023

«Quando la fede non coincide con la ragione bisogna astenersi dal dare ragione alla fede».

Tommaso d'Aquino

Indice

La rinascita economica e intellettuale nel XII e XIII secolo. La riscoperta di Aristotele

La rinascita economica e intellettuale nel XII e XIII secolo. La riscoperta di Aristotele
Konstantin Vasilyev, Birth of the Danube (XX sec.)

«Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno».

Pablo Neruda

Durante la formazione del sistema feudale in Occidente, tra il VII e il X secolo, il commercio nel Mediterraneo era controllato dai grandi stati islamici fondati dai successori di Maometto (570-632).

Tuttavia, nell’XI secolo le invasioni turche in Asia Minore interruppero lo sviluppo della civiltà musulmana e il commercio riprese a fiorire nelle città italiane di Venezia e Genova, che divennero importanti centri commerciali.

Anche l’argento divenne un bene di scambio molto importante e il prestito a interesse divenne comune, nonostante i divieti della Chiesa. Inoltre, si aprirono mercati per i prodotti agricoli e la vita intellettuale riprese a fiorire.

La riscoperta delle opere di Aristotele presso gli arabi diede un impulso decisivo a questo sviluppo.

Aristotele e i suoi commentatori arabi, Avicenna e Averroè, affrontarono i problemi politici cercando di basarsi su principi razionali o scientifici. Cercarono di definire la natura dello Stato e di trarne le logiche conseguenze.

Al contrario, la Chiesa considerava le questioni politiche solo in relazione alla salvezza delle anime, creando un conflitto tra i due punti di vista.

Le posizioni fondamentali di Tommaso d'Aquino

Le posizioni fondamentali di Tommaso d'Aquino
Bradley Walker Tomlin, Maneuver for Position (1947)

«Una cosa è pensare di essere sulla strada giusta, ma tutt’altra è credere che la tua strada sia l’unica».

Paulo Coelho

Tommaso d’Aquino (1235-1274) aveva una visione diversa da quella di Agostino sulla vita morale e politica.

Secondo Tommaso, l’uomo deve seguire la sua natura, come suggerisce Aristotele. Nella sua vita privata, deve praticare le virtù che possono essere comprese dalla ragione.

Tuttavia, il suo obiettivo finale non è la felicità terrena, ma la contemplazione di Dio nella vita futura. Tommaso sostiene che la vita soprannaturale debba essere considerata superiore alla vita naturale.

Tommaso prende le distanze da Agostino, il quale credeva invece che la religione e la filosofia fossero sullo stesso piano e che il fine della filosofia fosse la ricerca della felicità, ovvero di Dio.

Secondo Agostino, il male non è un principio negativo ma solo una privazione, un’assenza di bene. Agostino credeva che le virtù cristiane fossero condizioni necessarie per il buon esercizio del potere politico.

La dottrina economica di Tommaso d'Aquino

La dottrina economica di Tommaso d'Aquino
Noè Bordignon, La dottrina (1890)

«Nessun uomo dovrebbe vendere una cosa a un altro uomo per più del suo valore».

Tommaso d'Aquino

Nella Summa Theologiae, Tommaso d’Aquino tratta i problemi economici in relazione alle virtù e ai vizi, all’interno di una teoria della condotta morale dell’individuo.

Egli distingue tra giustizia distributiva e giustizia commutativa:

  • La giustizia distributiva riguarda la distribuzione equa dei beni e delle risorse all’interno di una società. Questo tipo di giustizia si concentra sulla proporzione e sull’uguaglianza nella distribuzione dei beni tra i membri della società.
  • La giustizia commutativa tratta invece dei rapporti tra i singoli individui e si concentra sull’equità negli scambi e nelle transazioni. Questo tipo di giustizia si basa sull’idea che gli scambi tra due persone dovrebbero essere equi e che entrambe le parti dovrebbero ricevere un beneficio equivalente.

In questo senso, la giustizia commutativa assicura un’equivalenza vera tra i benefici reciproci, mentre la giustizia distributiva richiede che i beni siano distribuiti in modo proporzionato all’importanza dei titoli posseduti da ciascun individuo.

Tommaso d’Aquino studia anche i peccati contro la giustizia e identifica tre domande essenziali.

La prima questione riguarda la proprietà privata: È lecito, per un uomo, possedere qualcosa di proprio?

A difesa del principio della proprietà privata, riprende le argomentazioni di Aristotele: l’uomo non deve possedere beni come se fossero solo suoi, ma come appartenenti a tutti. Ciò significa che deve essere pronto a condividerli con i bisognosi.

Anche se Aristotele proponeva di moderare un sistema di proprietà e produzione privata con misure che oggi definiremmo socialiste, Tommaso d’Aquino chiede solo ai proprietari terrieri di essere generosi verso i poveri.

Allo stesso modo, documenti pontifici come l’enciclica Rerum Novarum del 1891, preciseranno che il dovere dei proprietari di condividere i frutti dei loro beni non è un dovere di giustizia sanzionato dalla legge, ma solo un dovere di carità.

Papa Leone XIII sosterrà, infatti, che la base dell’organizzazione sociale è la proprietà e che l’intervento dello Stato dovrebbe essere eccezionale.

Papa Giovanni XXIII, nella sua enciclica del 1961, manterrà questa posizione.

La seconda domanda di Tommaso d’Aquino riguarda il commercio: È lecito vendere una cosa per più di quel che vale?

La sua risposta è negativa; in questo senso, Tommaso formula la famosa teoria del “prezzo equo”. Secondo lui, vendere una merce per più di quel che vale o comprarla per meno di quel che vale è ingiusto e illegittimo. Tuttavia, Tommaso chiede solo che il venditore non tragga profitto dal particolare bisogno dell’acquirente.

La “teoria del prezzo equo” rimane piuttosto imprecisa. Tommaso d’Aquino non può seguire completamente la dottrina di Aristotele perché riconosce l’importanza del commercio per l’ascesa della civiltà.

Egli mette in evidenza il pericolo del commercio, ma trova Aristotele troppo severo sul piano morale. Il commercio può essere legittimo se il suo fine è moralmente valido.

Tommaso d’Aquino distrugge una parte essenziale della teoria politica di Aristotele, ma non propone una teoria alternativa completa.

La terza domanda di Tommaso d’Aquino riguarda i prestiti a interesse. Nei primi secoli cristiani, i concili ecumenici avevano disapprovato l’usura e l’avevano vietata ai chierici. Nel medioevo, il divieto divenne assoluto e generale.

A prima vista, la posizione di Tommaso d’Aquino sembra semplice e categorica. Egli condanna il prestito a interesse sulla base dell’argomento di Aristotele: il denaro, per sua natura, non si riproduce.

Tuttavia, nell’esaminare la Summa Theologiae, si nota come Tommaso d’Aquino tenda a fare concessioni alle esigenze dei tempi. Queste concessioni sono formulate con grande cautela per impedire la diffusione di pratiche pericolose per le anime.

Si tratta di concessioni che distruggono il divieto di interesse come tesi politica e costituiscono un primo passo verso l’accettazione di fatto di pratiche moralmente condannate.

Si apre così una breccia che annullerà, in pratica, la condanna dell’usura. Il lucrum cessans dovrà essere compensato dagli interessi.

Considerazioni finali

Considerazioni finali
Nicholas Roerich, Final journey (1922)

«La gente non ama pensare. Se uno pensa, deve poi giungere a delle conclusioni. Le conclusioni non sempre sono piacevoli».

Helen Keller

Tommaso d’Aquino è stato uno dei pilastri del pensiero cristiano e ha dato un contributo indiscusso alla materia economica, analizzando il ruolo della proprietà privata, la teoria della giustizia, gli aspetti etici del commercio, la formazione del giusto prezzo, l'usura e l'interesse.

La filosofia di Tommaso d’Aquino cerca di conciliare la scienza aristotelica e la morale cristiana. Egli vuole essere fedele sia alla scienza di Aristotele, che permette o vieta in base alla ragione, sia alla religione cristiana, che permette o vieta in base alla coscienza del soggetto che agisce in accordo o disaccordo con il modello di Gesù Cristo.

Tommaso d’Aquino si distacca dall’atteggiamento di indifferenza verso le questioni economiche adottato dalla Chiesa del Medioevo sotto l’influenza di Agostino.

Nel Rinascimento, la filosofia economica si svilupperà al di fuori del cristianesimo e spesso contro di esso: si assisterà a un’evoluzione del pensiero economico che si allontanerà dalle posizioni della Chiesa per svilupparsi in modo indipendente.


La collezione di articoli sulla "Storia del pensiero economico" contiene:

1. Il progetto di organizzazione sociale di Platone

2. La critica di Aristotele alla dottrina economica di Platone

3. Tommaso d'Aquino

4. Il mercantilismo

5. I fisiocratici

6. L'economia classica: un nuovo approccio all'economia politica

7. L'economia classica: Smith e Ricardo – Il valore della merce

8. L'economia classica: La distribuzione del reddito

9. L'economia classica: Jean-Baptiste Say

10. L'economia classica: il pensiero di Malthus e Sismondi

11. L'economia classica: Il cammino verso lo stato stazionario e il commercio estero

12. L'economia classica: John Stuart Mill, l'ultimo economista classico

13. Il socialismo utopistico di Charles Fourier

14. Karl Marx

15. L'economia politica neoclassica

16. John Maynard Keynes

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