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Investire in ETF, azioni di singole società o startup?

investire in ETF azionari, azioni, o in una startup?


01Gen2021

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Andrea Gonzali Blog 2344 hits
Prima pubblicazione: 20 Dicembre 2020

«October. This is one of the peculiarly dangerous months to speculate in stocks. The others are July, January, September, April, November, May, March, June, December, August, and February».

Mark Twain

Chi possiede quote di un ETF azionario, azioni o quote societarie in una startup è proprietario di una parte della società.

Queste tre modalità di investimento sono molto diverse tra loro. Come spesso accade, non è possibile dire quale sia la migliore in termini assoluti: sono troppe le variabili che entrano in gioco.

Quello che possiamo fare, però, è analizzare alcune delle variabili che possono far propendere la scelta di un investitore verso gli ETF, le azioni di singole società o una startup.

ETF

Gli Exchange-Traded Fund (più noti con il loro acronimo ETF) sono fondi negoziati in Borsa come le azioni.

La loro caratteristica principale è quella di replicare il benchmark: il numero di titoli compresi in un ETF rispecchia fedelmente quello del suo benchmark (che generalmente è un indice borsistico). Se viene modificato il paniere di titoli inclusi nel benchmark, l'ETF si allineerà in modo automatico.

Gli ETF permettono di diversificare l'investimento: sottoscrivendo anche una singola quota di un ETF, si sta in realtà acquistando una piccolissima parte di molte società (potrebbero essere centinaia o addirittura migliaia).

A differenza dei Fondi Comuni e delle Sicav, il cui valore viene solitamente aggiornato alla fine di ogni seduta borsistica, gli ETF vengono trattati nella fase di Borsa che prende il nome di negoziazione continua, al pari delle azioni e delle obbligazioni.

La gestione passiva che contraddistingue gli ETF permette l'applicazione di commissioni di gestione molto più basse rispetto a quelle dei Fondi Comuni o delle Sicav a gestione attiva (anche inferiori a un decimo).

Gli ETF hanno anche alcuni costi non facilmente quantificabili come lo spread denaro-lettera, derivante dalla differenza tra miglior prezzo in acquisto e in vendita nel book di negoziazione. Lo spread è generalmente molto basso e trascurabile negli ETF molto liquidi o quando l'orizzonte temporale d'investimento è lungo. Per un trader, invece, lo spread è un costo molto rilevante.

A chi conviene utilizzare gli ETF?

Alla stragrande maggioranza degli investitori, dato che l'ETF è un prodotto finanziario con molte qualità e dal costo contenuto.

Naturalmente non si guadagna semplicemente perché si utilizzano gli ETF. Gli ETF sono ottimi strumenti, ma il rendimento è in funzione anche di molte altre variabili: propensione al rischio dell'investitore, orizzonte temporale d'investimento, strategia di investimento, tipologia degli ETF scelti e così via.

Azioni

L'acquisto di azioni di singole società non è generalmente raccomandabile, pur essendo ancora una pratica molto diffusa tra gli investitori.

La strategia implicitamente utilizzata è quasi sempre quella che in gergo finanziario viene definita stock picking: la selezione delle azioni che si ritiene possano avere una crescita superiore alla media.

Purtroppo, è una strategia molto difficile. Le scelte sono basate sull'analisi fondamentale o sull'analisi tecnica. La prima è propedeutica al Value Investing, di cui abbiamo discusso in un precedente articolo. I modelli utilizzati sono spesso molto complicati: richiedono dei budget importanti e personale specializzato. Vengono utilizzati da molti gestori di fondi attivi o di Hedge Funds.

L'investitore inesperto tende invece a confondere lo stock picking con la scelta delle azioni suggerite dall'amico che se ne intende o con quelle il cui prezzo per qualche misterioso motivo decollerà a breve. Per i cassettisti, stock picking significa troppo spesso comprare le azioni di quelle società che non possono fallire e danno un bel dividendo.

Quando si acquistano singole azioni, ci si assume un rischio molto più alto di quando si utilizza un ETF. Potrebbe infatti accadere che una società vada incontro a difficoltà finanziarie, o addirittura alla bancarotta. Sono ancora nella memoria di molti i fallimenti di società ritenute solidissime come Parmalat, Enron, WorldCom o Lehman Brothers.

Questo problema affligge anche gli investitori in obbligazioni societarie o governative: i rischi sono un po' più bassi, ma serve comunque tantissima prudenza: se è vero che, a scadenza, le obbligazioni restituiscono il capitale investito (e nel frattempo si è guadagnato con le cedole corrisposte), è anche vero che il rischio emittente esiste: Argentina, Venezuela, Cirio, Banca Etruria sono solo alcuni dei nomi di stati e società che hanno fatto perdere tutto o parte del capitale investito nei bond emessi da questi soggetti.

A chi conviene investire direttamente in azioni di singole società o singole obbligazioni?

  • A investitori di grandissima esperienza (Warren Buffett è il classico esempio)
  • Ai gestori dei fondi comuni di investimento o Sicav (è il loro lavoro e vengono pagati proprio per questo)
  • A chi possiede informazioni privilegiate, sottolineando però come sia l'insider trading che l'aggiotaggio siano reati penali
  • A chi detiene un capitale di dimensione tale da giustificare la replica di un ETF con l'acquisto dei singoli titoli che lo compongono. Così facendo, l'investitore evita di pagare le commissioni di gestione degli ETF, che non sono elevate rispetto a prodotti simili ma che, su grandi capitali, potrebbero raggiungere cifre significative

Startup

Una startup è un'azienda costituita da poco, che ha come primo obiettivo la sua espansione. Una startup attraversa diverse fasi, che hanno lo scopo di permettere una crescita a larga scala attraverso il reperimento graduale di ulteriori capitali d'investimento.

In base alle statistiche, il 90% delle startup fallisce nei primi 3–5 anni di vita. Altre stime, meno catastrofiche, parlano di un 55,2% di fallimenti entro i primi 5 anni di vita (dati del 2014).

La logica conclusione è che gli investitori che scelgono le startup hanno un'alta probabilità di perdere il denaro investito. Il rischio è molto alto.

Ma allora perché lo fanno? Perché l'indissolubile legame che, in finanza, collega il rischio assunto al rendimento atteso, fa sì che indovinando la startup giusta i rendimenti possano essere astronomici. Basti pensare a chi ha investito in Microsoft, Amazon, Google o Facebook (tanto per citarne alcune delle più famose) quando ancora erano sconosciute. Poche migliaia di euro o dollari si sono trasformati nel giro di pochi anni in svariati milioni.

Non bisogna però farsi illusioni: le probabilità non giocano a favore dell'investitore e non è per niente facile diventare ricchi investendo in una startup.

A chi conviene investire in una o più startup?

  • A chi conosce bene la specifica startup e ha informazioni che gli lasciano supporre che sia destinata ad aumentare il suo valore: magari gli amministratori o il personale stesso di una startup.
  • A chi ha un ingente capitale a disposizione e dedica una piccola parte del patrimonio a investimenti in startup: investimenti ad alto rischio che potrebbero riservare alti rendimenti. Alcuni di questi soggetti vengono detti Business angel o Angel investor.
  • Società specializzate in questo tipo di investimenti come le Venture capital.

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