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Ha ancora senso investire nel mercato obbligazionario?

Ha ancora senso investire nel mercato obbligazionario?


01Gen2021

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Andrea Gonzali Blog 2787 hits
Prima pubblicazione: 18 Ottobre 2020

«Sleep is the interest we have to pay on the capital which is called in at death; and the higher the rate of interest and the more regularly it is paid, the further the date of redemption is postponed».

Arthur Schopenhauer

I tassi di interesse dei titoli obbligazionari hanno raggiunto i livelli più bassi nella storia dell'umanità.

Che senso ha, quindi, inserire una componente obbligazionaria in portafoglio? Quanto ancora potranno scendere i tassi di interesse?

La paura di molti investitori è che questi ultimi tornino a salire, facendo diminuire il prezzo delle obbligazioni. Come è noto, infatti, il prezzo delle obbligazioni è inversamente proporzionale al tasso d'interesse.

Se questa relazione non comporta un rischio eccessivo per un investitore che vuole portare a scadenza le proprie obbligazioni, per i possessori di ETF obbligazionari costituisce invece motivo di seria preoccupazione: gli ETF sono fondi composti da un numero molto elevato di titoli e le obbligazioni che giungono a scadenza vengono rimpiazzate da nuovi bond.

Se i tassi aumentano, il valore delle quote degli ETF diminuisce. Se i tassi sono ai minimi storici, ulteriori discese sono poco probabili, ed ecco che la domanda precedente è inevitabile: che rendimento potranno mai generare gli ETF obbligazionari?

Ovviamente, nessuno può saperlo. Ma forse c'è un equivoco di fondo nel modo in cui gli investitori interpretano i portafogli bilanciati.

Quasi tutti, infatti, tendono a concentrarsi soltanto sulla solita variabile: il rendimento atteso. Quella che viene spesso sottovalutata, o interpretata male, è la volatilità. Tutti o quasi tutti sanno a cosa ci si riferisce parlando di volatilità di un singolo fondo; pochi, invece, danno il giusto peso alla volatilità in un portafoglio.

Ipotizziamo di essere giunti alla conclusione che il nostro portafoglio debba essere composto da un 60% di azionario e da un 40% di obbligazionario. Nel definire questo 40% di obbligazionario spesso ci si concentra troppo nel provare a prevedere quali saranno le sottocategorie obbligazionarie che offriranno il miglior rendimento.

Il fraintendimento si origina qui: la parte obbligazionaria del portafoglio deve mitigare la volatilità dell'azionario e non è detto che debba apportare anche un contributo in termini di rendimento. Ovviamente, se quel contributo ci sarà, tanto meglio. Ma non è la priorità.

In un articolo precedente, abbiamo discusso la correlazione lineare tra i fondi che compongono un portafoglio finanziario. La correlazione lineare, quando possibile, dovrebbe essere una delle variabili fondamentali nell'identificazione dei fondi da inserire in portafoglio.

L'ideale sarebbe individuare dei fondi obbligazionari che siano il meno possibile correlati con quelli azionari e, magari, poco correlati tra loro. Anche se è fattibile, non è agevole trovare fondi a correlazione lineare pari a 0 (o tendente a 0), mentre è quasi impossibile trovare fondi a correlazione pari a –1 (già –0,5 è estremamente arduo). Stiamo parlando di correlazioni lineari che raggiungano questi valori nel lungo termine e con una certa continuità: non per sottoperiodi di pochi giorni dove, casualmente, si possono verificare correlazioni di ogni tipo anche tra fondi molto simili (correlazioni lineari quasi sempre spurie).

Alcuni princìpi che è bene ricordare:

  • La correlazione lineare non è stabile. Varia al variare del periodo di calcolo e al momento in cui viene calcolata. Per trovare un valore di convergenza (comunque approssimato) servono diversi backtest e molti calcoli di tipo rolling
  • È consigliabile calcolare le correlazioni lineari in funzione dell'orizzonte temporale del portafoglio, che è una variabile soggettiva
  • Gli algoritmi per il calcolo automatizzato delle correlazioni lineari tra panieri che compongono numerosi fondi sono complicati. Le metodologie di definizione dei portafogli bilanciati con algoritmi automatici sono altrettanto complessi
  • Nonostante tutto, il futuro è imprevedibile e le correlazioni lineari tra fondi potrebbero divergere e riallinearsi repentinamente

La parte obbligazionaria di un portafoglio finanziario è importante, e dovrebbe avere soprattutto il compito di mitigare la volatilità del portafoglio.

La parte azionaria è finalizzata a generare rendimento nel lungo termine; nel breve, come è noto, i mercati azionari sono lotterie: possono generare rendimenti eccezionali o, quando arriva una crisi seria, drawdown terribili (che dovrebbero essere mitigati proprio dalla parte obbligazionaria e dalla liquidità).

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