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Karl Marx 1

Karl Marx: la sua filosofia di pensiero


26Mag2024

Information
Andrea Gonzali Storia del pensiero economico 234 hits
Prima pubblicazione: 27 Maggio 2024

«Tutto quello che so è che non sono un marxista».

Karl Marx

L'opera di Karl Marx occupa un posto speciale nella storia del pensiero economico. Questa unicità è dovuta principalmente alla natura inclassificabile della sua dottrina, che emerge simultaneamente dall'economia, dalla filosofia, dalla storia e dalla sociologia.

La sua analisi economica sostiene un progetto sociale che, pur avendo avuto dei precursori, distingue radicalmente Marx dalla maggior parte degli economisti.

Parlare di Marx non è mai semplice. Ogni parola a suo favore o contro di lui viene ancora oggi interpretata attraverso la lente che etichetta chi la pronuncia come comunista o anticomunista; nel migliore dei casi, come una persona di sinistra o di destra.

Discutere di Marx senza parlare di politica è quasi impossibile, ma proveremo a farlo: “Quel che ci interessa in questa sede è soltanto la sua scienza economica o economia politica”.

Indice

  1. Il movimento operaio nel XIX secolo e il marxismo
  2. Filosofia, economia, storia

1. Il movimento operaio nel XIX secolo e il marxismo

Camille Corot, The Forestry Workers (1874-1875)

«Il mattino è trascorso
e la fabbrica libera donne e operai».

Cesare Pavese

Il progetto di Marx non mirava né a lasciare il mercato al suo corso naturale né a regolamentarlo, bensì a eliminarlo completamente, insieme alla proprietà privata dei mezzi di produzione, della moneta e, dopo una fase di transizione, dello Stato.

Marx vedeva nella struttura capitalista della società una fonte di alienazione e sfruttamento che poteva essere superata solo attraverso una trasformazione rivoluzionaria che portasse al comunismo.

Questo progetto sociale, dunque, non cercava compromessi con il sistema esistente, ma puntava alla sua totale abolizione.

Marx ha dedicato la sua vita alla causa del comunismo, una lotta che ha iniziato in giovane età e che ha continuato fino alla fine dei suoi giorni.

Per Marx, i tentativi di dare origine a delle società socialiste – come, ad esempio, il "Falansterio" di Fourier – erano dei progetti irrealizzabili. Per distinguerli nettamente dalla sua concezione del socialismo, che definì "scientifico", li etichettò come "socialismo utopistico".

Marx critica i socialisti utopistici per le loro analisi del capitalismo basate principalmente su criteri morali. Secondo lui, era necessaria un'analisi scientifica per svelare le contraddizioni intrinseche del sistema capitalistico. Questa convinzione lo porterà a studiare l'economia politica in profondità.

A differenza di molti socialisti utopistici, Marx riteneva che non fosse possibile creare delle isole di socialismo all'interno della società capitalista: la trasformazione della società sarebbe potuta avvenire soltanto in seguito a un processo rivoluzionario globale. La classe operaia era l’unica che avrebbe potuto causare questa rivoluzione.

Un'evoluzione importante in questa direzione si ebbe nel 1864 con la creazione, a Londra, dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, nella quale Marx svolse un ruolo attivo.

Il marxismo, che fino a quel momento era rimasto una corrente minoritaria all'interno del movimento operaio, conquistò un numero crescente di seguaci.

2. Filosofia, economia, storia

Raffaello, Filosofia (1508)

«Chi non s'intende di economia non capisce affatto la storia».

Ezra Pound

La formazione intellettuale di Marx non lo predisponeva allo studio dell'economia: sebbene la filosofia, che studiò a Bonn e poi a Berlino, avesse conosciuto un notevole sviluppo in Germania all'inizio dell'Ottocento, l'economia politica era allora una disciplina essenzialmente britannica.

Inoltre, l'adesione iniziale di Marx al comunismo era basata su argomentazioni molto più filosofiche che economiche.

Questa argomentazione, sviluppata in particolare nei "Manoscritti economico-filosofici del 1844", si fonda sul concetto di alienazione. Marx sostiene infatti che, nella società capitalista, l'uomo è alienato, cioè reso estraneo a sé stesso, e che solo un cambiamento della società può rimuovere questa alienazione.

Il lavoro nella società capitalista, lungi dall'essere la libera manifestazione della personalità umana, è per Marx lavoro alienato.

L’alienazione si manifesta in tre forme: il produttore è alienato dal prodotto del suo lavoro (che appartiene al suo datore di lavoro), dall'attività di produzione (che non può organizzare come meglio crede) e dal suo essere generico, poiché non vede più nell'attività produttiva un'affermazione dell'essenza umana, ma solo i mezzi per la sua esistenza individuale.

Se queste convinzioni non si basavano, nel 1844, su un'analisi economica reale, le cose cambiarono radicalmente dal 1846-47, periodo cruciale in cui Marx fece, con Engels, due scoperte decisive: la lettura degli economisti classici, che lo portò ad adottare la teoria del valore-lavoro, e la fondazione di una teoria generale della storia nota come materialismo storico, che orientò chiaramente il pensiero di Marx verso l'economia.

Questa teoria, in realtà, aveva già iniziato a prendere forma durante i suoi studi a Berlino, dove subì l’influenza del grande filosofo tedesco Georg Wilhelm Friederich Hegel.

Secondo questa teoria, la comprensione del funzionamento di una società si basa sull'analisi della sua struttura economica, che determina in definitiva la "sovrastruttura" costituita dalle "forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche" proprie della società considerata.

L'infrastruttura della società è costituita dalla combinazione delle forze produttive e dei rapporti di produzione. Ad un determinato tipo di forze produttive corrispondono, secondo Marx, determinati rapporti di produzione.

Marx ed Engels chiamano "modo di produzione" la combinazione delle forze produttive e dei rapporti di produzione dominanti all'interno della società.

Man mano che si sviluppano, le forze produttive della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione che non evolvono allo stesso ritmo: oltre una certa soglia, l'intero sistema si blocca. "Allora", scrisse Marx, "inizia un'epoca di rivoluzione sociale".

La funzione di questa rivoluzione è di far scomparire i vecchi rapporti di produzione, permettendo lo sviluppo di rapporti di produzione più in linea con il nuovo stato delle forze produttive.

Secondo un processo analogo, lo sviluppo delle forze produttive all'interno del modo di produzione capitalistico entra gradualmente in contraddizione con i rapporti di produzione capitalistici, dimostrando per Marx la necessità storica della rivoluzione comunista.

Da questo momento, Marx cercherà nello studio dell'economia gli strumenti per la sua lotta.

È molto interessante la contrapposizione del pensiero di Marx a quello degli economisti classici: per i classici, la scienza economica era lo studio di come si sarebbe dovuto raggiungere un punto di equilibrio: ad esempio, nella relazione tra domanda e offerta di un bene, nella crescita della popolazione (Malthus) o nel numero di lavoratori (Ricardo).

Per Marx le cose funzionavano diversamente: l’equilibrio non era un punto di arrivo, ma un evento incidentale che modificava in continuazione il rapporto esistente tra capitale e lavoro: una trasformazione continua alla quale gli economisti e le idee economiche dovevano adattarsi.

Oltre alla sua analisi economica, Marx sviluppò una critica approfondita delle ideologie dominanti nella società capitalista. Egli sosteneva che le idee dominanti in una società sono sempre le idee della classe dominante, il che significa che le leggi, la moralità, la religione e la filosofia riflettono gli interessi di chi detiene il potere economico.

In altre parole, la classe che domina i rapporti materiali della società è anche quella che domina i rapporti intellettuali: è la potenza spirituale dominante.

Questa prospettiva critica lo portò a esplorare il concetto di ideologia come strumento di legittimazione del potere e di mantenimento dello status quo.

Marx era attento all'evoluzione storica delle forme di produzione e dei rapporti sociali. Egli vide la storia come una serie di stadi evolutivi caratterizzati da specifiche modalità di produzione, ognuno dei quali conteneva in sé le contraddizioni che avrebbero portato al suo superamento.

Per Marx, la transizione dall’antichità al feudalesimo, dal feudalesimo al capitalismo e, successivamente, dal capitalismo al socialismo, era parte di un processo storico inevitabile determinato dallo sviluppo delle forze produttive.

Marx ed Engels identificarono il proletariato come la classe rivoluzionaria destinata a rovesciare il sistema capitalista. Essi videro nella crescente miseria e alienazione dei lavoratori industriali non solo un sintomo delle contraddizioni del capitalismo, ma anche una forza potenziale per il cambiamento radicale.

Un altro aspetto significativo del pensiero di Marx è la sua teoria del feticismo delle merci, che descrive come le relazioni sociali tra le persone, nel sistema capitalista, assumano la forma di relazioni tra cose: la produzione delle merci domina l’uomo e ci si dimentica che le merci sono il frutto del lavoro umano.

Questo fenomeno, secondo Marx, nasconde le vere origini dello sfruttamento e dell'alienazione, rendendo difficilmente percepibile il carattere sociale del lavoro e della produzione.

L’influenza di Marx si estese ben oltre il campo dell'economia e della filosofia. Il suo lavoro ha avuto un impatto profondo sulla sociologia, sulla teoria politica e sui movimenti rivoluzionari del XX secolo.

La sua capacità di collegare l'analisi economica alla critica sociale e politica ha fornito una base teorica per una vasta gamma di interpretazioni e applicazioni, che continuano a essere rilevanti – nel bene e nel male – nel dibattito accademico e nelle lotte sociali contemporanee.


La collezione di articoli sulla "Storia del pensiero economico" contiene:

1. Il progetto di organizzazione sociale di Platone

2. La critica di Aristotele alla dottrina economica di Platone

3. Tommaso d'Aquino

4. Il mercantilismo

5. I fisiocratici

6. L'economia classica: un nuovo approccio all'economia politica

7. L'economia classica: Smith e Ricardo – Il valore della merce

8. L'economia classica: La distribuzione del reddito

9. L'economia classica: Jean-Baptiste Say

10. L'economia classica: il pensiero di Malthus e Sismondi

11. L'economia classica: Il cammino verso lo stato stazionario e il commercio estero

12. L'economia classica: John Stuart Mill, l'ultimo economista classico

13. Il socialismo utopistico di Charles Fourier

14. Karl Marx: la sua filosofia di pensiero

15. L'economia politica neoclassica

16. John Maynard Keynes

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I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.