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Analisi delle critiche ai Lazy portfolios

Analisi delle critiche ai Lazy portfolios


25Dic2023

Information
Andrea Gonzali Blog 1184 hits
Prima pubblicazione: 10 Settembre 2023

«È facile da attaccare e distruggere un atto di creazione. È molto più difficile farne uno».

Chuck Palahniuk

Recentemente, mi sono imbattuto in un articolo sui Lazy portfolios in cui sono emerse diverse preoccupazioni riguardo a questa strategia di investimento.

D'altra parte, i Lazy portfolios stanno aumentando la loro popolarità e alcuni professionisti li considerano una minaccia anziché un'opportunità.

Riassumerò i punti chiave dell'articolo in discussione e condividerò le mie considerazioni personali, cercando di supportarle con argomenti pertinenti.

Dopo una breve introduzione, vengono esposte le critiche principali, che elenchiamo di seguito:

  • Approccio statico: i portafogli pigri seguono un approccio statico agli investimenti, senza alcuna strategia attiva. Questo potrebbe non adattarsi a tutte le condizioni di mercato.
  • Rischio di sottoperformance degli asset: investire in un Lazy portfolio significa correre il rischio che alcune delle classi di asset presenti nel portafoglio possano avere performance inferiori rispetto al mercato.
  • Nessuna garanzia di rendimento futuro: nonostante le buone performance storiche, nessuno può garantire che i risultati passati si ripeteranno in futuro, poiché i mercati finanziari sono in costante evoluzione.
  • Mancanza di tattica: i Lazy portfolios non incorporano tattiche di investimento attive per sfruttare le diverse condizioni di mercato.
  • Diversificazione limitata: la diversificazione all'interno dei Lazy Portfolios potrebbe risultare limitata, con una concentrazione su asset come azioni statunitensi e obbligazioni.
  • Necessità di un orizzonte temporale di lungo termine: chi sceglie di investire in un portafoglio pigro deve avere un orizzonte temporale di almeno 10 anni, poiché il rendimento potrebbe essere inferiore al mercato per diversi anni consecutivi.

L'autore giunge a conclusioni sfavorevoli nei confronti dei Lazy portfolios, definendoli un approccio teoricamente facile ma complesso in molti aspetti pratici: pertanto, sconsiglia di adottarli.

In alternativa, viene suggerito un approccio più dinamico e diversificato, basato sulla costanza e sulla disciplina, che porterebbe a risultati migliori per gli investitori.


Quando leggo articoli come questo, mi colpisce sempre la mancanza di chiarezza sull'approccio alternativo che viene proposto. È giusto criticare, ma se i portafogli pigri presentano le limitazioni elencate in precedenza, quale sarebbe la soluzione alternativa?

Non viene fornita una risposta chiara a questa domanda. In effetti, sembra che l'autore suggerisca l'esistenza di una soluzione migliore, una strategia "più dinamica e diversificata", ma non fornisce dettagli specifici su questa alternativa.

Qual è questa soluzione? Di cosa si tratta? Come funziona e quali sono i motivi per cui dovrebbe produrre risultati migliori rispetto ai Lazy portfolios?

Tutte queste domande rimangono senza risposta. Forse perché le risposte non possono essere pubblicate, essendo riservate ai clienti. L'aura di mistero –  si sa – esercita un grande fascino sugli investitori meno esperti, coloro che sono sempre alla ricerca di una soluzione miracolosa per ottenere rendimenti da favola.

Detto ciò, ritengo che criticare i portafogli pigri sulla base degli argomenti precedenti significa non averli capiti. Forse, potrebbe anche indicare una mancanza di comprensione di molte altre questioni legate ai mercati finanziari.

1) Approccio statico

Il primo limite menzionato riguarda l'approccio statico e l'assenza di una strategia attiva. Siamo sicuri che sia un limite?

Piuttosto, questo è il principio su cui si basa la filosofia di investimento passiva, in opposizione a quella attiva.

La gestione attiva è tipicamente associata a fondi comuni d'investimento e hedge fund. Team di gestione altamente specializzati cercano quotidianamente di superare il mercato, misurato in questo caso rispetto agli indici e i benchmark con cui i loro fondi vengono confrontati.

Nel lungo termine, più del 90% di questi professionisti non ce la fa. Le alte commissioni applicate a questi fondi sono uno dei motivi che rendono questo compito proibitivo.

Eppure, pur conoscendo queste statistiche che non lasciano spazio a dubbi, alcuni consulenti finanziari sono convinti di poter superare queste sfide, sostituendo i fondi attivi con gli ETF ma continuando a gestire dinamicamente – cioè attivamente – gli strumenti finanziari utilizzati.

In altre parole, fanno uscire la gestione attiva dalla porta (sostituendo i fondi attivi con gli ETF) e la fanno rientrare dalla finestra (gestione dinamica degli strumenti finanziari). 

Anche se i costi totali per i clienti potrebbero essere inferiori, pur tenendo conto delle commissioni di consulenza e dei costi degli ETF, ritengo che un consulente finanziario non debba improvvisarsi gestore e sperare di superare i professionisti del settore.

L'approccio statico non è un limite: è intenzionale e, statisticamente, dimostra di ottenere risultati mediamente migliori rispetto all'approccio dinamico. Se, comunque, si intende gestire dinamicamente un portafoglio, sarebbe bene fornire una chiara comprensione di cosa comporti questo approccio dinamico.

Ma le risposte, in questo senso, latitano sempre.

2) Rischio di sottoperformance degli asset

L'utilizzo dei Lazy Portfolios esporrebbe gli investitori al rischio che alcuni degli asset inclusi nel portafoglio possano registrare rendimenti inferiori rispetto al mercato.

Ma cosa si intende esattamente per sottoperformare il mercato? Quale mercato?

Una delle tre caratteristiche principali dei Lazy portfolios è l'economicità, ottenuta grazie all'impiego di strumenti finanziari a basso costo come gli ETF.

Un ETF replica il rendimento del mercato di riferimento. La filosofia di investimento passiva si bassa sulla replicazione, e non ha molto senso dire che sottoperformi il mercato. Al netto delle basse spese correnti, gli ETF ottengono la stessa performance del mercato.

È la gestione attiva che, nel tentativo di sovraperformare il mercato, finisce per ottenere rendimenti inferiori.

Un approccio dinamico, di fatto, comporta una gestione attiva in cui il market timing e lo stock picking sostituiscono l'approccio buy and hold con l'obiettivo di battere il mercato: un obiettivo che non viene quasi mai raggiunto.

Pertanto, criticare i Lazy Portfolios per il potenziale rischio di avere asset che sottoperformano il mercato significa – nella migliore delle ipotesi – non averli compresi.

3) Nessuna garanzia di rendimento futuro

Premetto di essere imbarazzato nel dover commentare una critica del genere.

Esistono forse strumenti finanziari o strategie di investimento su mercati rischiosi che garantiscono il rendimento futuro?

L'approccio dinamico suggerito come soluzione alternativa ai Lazy portfolios garantirebbe il rendimento futuro?

Assolutamente no.

Un po' di serietà in più non guasterebbe.

4) Mancanza di tattica

Dedicare una parte del capitale a un'asset allocation tattica è un cavallo di battaglia di moltissimi consulenti finanziari.

In generale, anche coloro che preferiscono il buy and hold di lungo termine spesso allocano una piccola percentuale del loro portafoglio –  solitamente intorno al 5% – per sfruttare opportunità tattiche di breve termine.

La critica può avere senso, ma non dovrebbe essere rivolta ai portafogli pigri quanto, piuttosto, a qualunque asset allocation strategica che non lasci spazio alla tattica.

Nel caso in cui ci sia la volontà dell'investitore, è una critica facilmente superabile dedicando una piccola percentuale del patrimonio alla gestione tattica.

Personalmente, non sono un amante dei tatticismi. L'unica forma di gestione tattica che ritengo condivisibile è quella di mantenere liquida una parte del capitale, da investire solo quando vengono raggiunte specifiche soglie di rendimento negativo sui mercati sui quali si sta già investendo.

A condizione, ovviamente, che tali soglie e le quantità da investire siano stabilite in modo rigoroso all'inizio dell'investimento e non improvvisate lungo il percorso.

5) Diversificazione limitata

Questa critica non sembra avere fondamento. Nei Lazy portfolios, il grado di diversificazione può variare notevolmente in base al numero e alla varietà degli asset che lo compongono.

Esistono Lazy portfolios composti da un singolo ETF e portafogli costituiti da 10-12 ETF o anche più. L'autore prende in considerazione solo alcuni esempi di Lazy portfolios per sottolineare la mancanza di diversificazione ma, in realtà, chi desidera diversificare di più ha molte opzioni tra cui scegliere.

L'ampia gamma di ETF disponibili permette agli investitori di creare portafogli pigri altamente diversificati, coprendo una vasta gamma di asset e settori. L'alta diversificazione si ottiene anche con un basso numero di ETF: basta saperli scegliere.

Pertanto, la critica basata sulla mancanza di diversificazione sembra non tener conto della flessibilità e della diversità di opzioni che i Lazy portfolios offrono agli investitori.

6) Necessità di un orizzonte temporale di lungo termine

All'imbarazzo precedente si aggiunge quello di dover commentare anche questa affermazione.

L'orizzonte temporale di lungo termine viene consigliato agli investitori perché il tempo è l'unico fattore che può ridurre significativamente la probabilità di realizzare un rendimento negativo.

Chi avanza questa critica sembra suggerire che esista una soluzione di investimento che consenta di ottenere guadagni costanti a breve termine.

Purtroppo, non è possibile. Quanto meno, non è possibile raggiungere rendimenti di lungo termine superiori a quelli ottenibili da un semplice buy and hold, a parità di rischio sostenuto.


Criticare e sfidare convinzioni radicate in una materia vasta come la finanza è il motore per contribuire al progresso del pensiero e alla ricerca di soluzioni di investimento più efficienti.

Sfortunatamente, le critiche legate a una mancanza di conoscenza della materia che si vuole mettere in discussione servono a poco. Sembrano soprattutto mirate a suscitare l'interesse di quegli investitori che sono sempre alla ricerca di soluzioni miracolose: ottenere guadagni rapidi rischiando poco.

Investitori che rimarranno, ancora una volta, amaramente delusi.

Per approfondire i Lazy portfolios, si rimanda al seguente articolo: Lazy portfolios: un'analisi approfondita e una guida pratica a una modalità di investimento semplice ed efficiente

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