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Il Cost Averaging (CA) è una strategia di investimento molto utilizzata dagli investitori da oltre 70 anni. Ancora oggi è al centro dell'attenzione degli studiosi di finanza e del mondo accademico, che su di esso continuano ad esprimere giudizi molto contrastanti.
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Sono stati scritti pochissimi libri sul Value Averaging e, al di là delle solite descrizioni sommarie, in rete non si trovano molte informazioni al riguardo, neppure in lingua inglese. Molte implicazioni di questa strategia di investimento sono quasi sconosciute.
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Dedalo Invest si rivolge a consulenti finanziari e ad investitori interessati ad approfondire le proprie conoscenze di finanza personale

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Gli investimenti finanziari sono una materia molto complessa e coinvolgono importanti discipline come l'economia, la statistica e la psicologia. Un investimento non potrebbe essere tale senza un certo grado di incertezza associato ai suoi possibili ritorni finanziari. Spesso però l'incertezza è ancora maggiore…
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Portafogli Modello

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Value Averaging: investire senza temere una crisi finanziaria

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L'inutilità dei pattern, delle candele giapponesi, delle resistenze e dei supporti

L'inutilità dei pattern, delle candele giapponesi, delle resistenze e dei supporti


26Dic2023

Information
Andrea Gonzali Blog 584 hits
Prima pubblicazione: 26 Dicembre 2023

«Markets can remain irrational longer than you can remain solvent».

John Maynard Keynes

Se, come spesso si afferma, prevedere le dinamiche del mercato finanziario è un'impresa impossibile, quale scopo hanno tutti gli strumenti a disposizione dei trader come, ad esempio, i numerosi pattern, le candele giapponesi, le resistenze e i supporti?

La mia opinione è che siano inutili.

Questo è soltanto un punto di vista: come tale, non è né corretto né sbagliato. Molti trader potrebbero non essere d'accordo e alcuni, forse giustamente: quei pochi che realizzano profitti facendo trading online basato sull'analisi tecnica.

Gli strumenti dell'analisi tecnica non hanno una base scientifica solida. Analizzando il passato, è facile trovare un sacco di meravigliose concordanze tra pattern, segnali e rendimenti generati aprendo delle operazioni sulla base di quei segnali.

Quando si prova a utilizzare quei segnali sul mercato, perdono tutta la loro magia.

Come è possibile?

Un pattern o un indicatore di analisi tecnica non ha necessariamente una relazione diretta con l'esito di un'operazione di trading basata su di esso, a meno che non esista un nesso di causalità che giustifichi tale connessione tramite logiche economiche convincenti.

Una mera significatività statistica, in assenza di una relazione causale, non fornisce spiegazioni valide.

La causalità non può essere dedotta semplicemente dalla correlazione lineare: due eventi possono essere molto correlati senza che ci sia un legame di causa-effetto alla base della loro relazione.

Per essere validi, i legami di causa-effetto devono essere supportati da ragioni plausibili che spieghino perché determinati livelli raggiunti da specifici indicatori tecnici possano influenzare i movimenti degli strumenti finanziari che il trader cerca di anticipare e sfruttare.

Affidarsi solo alla correlazione porta spesso a scoprire, con grande disappunto, che questa svanisce proprio quando sarebbe più necessaria.

In altre parole, è fondamentale prima identificare legami di causalità sensati e, solo dopo, verificare se tali legami, se sfruttati in passato, avrebbero prodotto un ritorno finanziario positivo.

Questo si può fare attraverso un backtest. Ma attenzione: si deve condurre un solo backtest, non decine, centinaia o milioni. Il backtest non è uno strumento di ricerca.

Se il modello o la relazione si rivelano efficaci, si può considerare un test sul mercato reale; se invece falliscono, è necessario ripartire da zero. Non si dovrebbe mai tentare di perfezionare ciò che si è già provato senza successo.

Chiunque abbia esperienza diretta nell'uso di indicatori tecnici senza una piena comprensione dei rischi dell'overfitting e delle insidie del look-ahead bias e, soprattutto, del data snooping, conoscerà bene questo frustrante ciclo:

  • Molte ore investite nella ricerca della strategia di trading ideale che, una volta mandata a mercato con soldi reali, si rivela poco redditizia o addirittura perdente. Le alte aspettative generate dai successi nei backtest si trasformano in delusione.
  • Si apportano modifiche alla strategia; aggiustamenti che, se implementati inizialmente, avrebbero potuto prevenire i risultati negativi.
  • Si riprende a investire nel mercato con denaro reale, solo per scoprire, dopo poco tempo, che le modifiche non producono l'effetto sperato.
  • La strategia viene nuovamente modificata, nella speranza di aver finalmente individuato e corretto il problema. In realtà, si finisce per ripetere il ciclo dall'inizio o dal secondo punto.

E' un circolo vizioso senza via d'uscita.

Perché si verifica questo fenomeno? Come è possibile che una strategia, apparentemente valida e redditizia fino a poco prima, perda all'improvviso la sua efficacia? E perché si verifica proprio quando si inizia a testarla con denaro reale?

La verità è che la strategia non è peggiorata improvvisamente: non è mai stata veramente efficace.

In sintesi, si è modellato un pattern casuale di analisi tecnica in una strategia, validata da backtest overfittati o affetti da look-ahead bias o data snooping, ma priva di reale potere predittivo.

Eppure, non si può escludere che esistano dei trader che, grazie all'analisi tecnica, guadagnino in maniera costante (nel breve termine, un po' di fortuna può capitare a chiunque).

Probabilmente, la loro analisi tecnica differisce da quella comunemente intesa.

Alcuni trader passano anni a studiare i book di poche azioni, familiarizzando con i movimenti dei prezzi e dei volumi. Questi movimenti vengono in qualche modo assimilati e processati, forse inconsciamente, dai loro cervelli. 

Alcune configurazioni dei book scatenano istintivamente decisioni di acquisto o vendita, magari senza aver chiaro il perché. Forse sono state viste centinaia di volte: in tempo reale, questi trader riescono a prevedere gli sviluppi successivi.

Questi non sono movimenti casuali, ma causali: la causa può essere ignota, ma esiste. Potrebbero essere grandi investitori che comprano o vendono dopo aver fatto apparire e sparire ordini di acquisto o di vendita dai book, o magari specifiche configurazioni nei book con gli spread denaro-lettera che aumentano o diminuiscono improvvisamente. Potrebbero essere inefficienze che un trader esperto sa sfruttare.

Quasi certamente, non sono la conseguenza di un oscillatore o di una media mobile che raggiunge un certo livello, né di un supporto o di una resistenza che vengono rotti al ribasso o al rialzo, né di un pattern di candele giapponesi.

Se qualcosa del genere esiste, il trader che riesce a guadagnare non vende il suo trading system per poche decine di euro (e sarebbe comunque impossibile da replicare senza trasferire i suoi anni di esperienza).

Se qualcosa del genere esiste, è condizione necessaria ma non sufficiente per guadagnare: servirà anche una certa esperienza nel money management e un controllo psicologico fuori dal comune.

Un trader guadagna, insomma, grazie a una combinazione di numerosi fattori sviluppati con anni di pratica a tempo pieno.

O forse no; forse non esiste niente di tutto questo.

Una cosa è certa: se esistono dei trader che ottengono guadagni costanti e a lungo termine con il trading online, sono sicuramente una esigua minoranza.

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