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Value Averaging: investire senza temere una crisi finanziaria

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Strategie di investimento: domande frequenti (FAQ)

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Qual è un consiglio finanziario che nessuno segue?

Qual è il consiglio finanziario che nessuno segue?


06Giu2022

Information
Andrea Gonzali Blog 3607 hits
Prima pubblicazione: 25 Ottobre 2020

«The stock market is designed to transfer money from the active to the patient».

Warren Buffett

Qual è il consiglio finanziario che nessuno segue?

Investire con un orizzonte temporale di lungo o lunghissimo periodo, senza fare market timing.

Dicendo che nessuno lo segue, abbiamo intenzionalmente esagerato: alcuni investitori, ovviamente, adottano una strategia di investimento con un orizzonte temporale di lungo o lunghissimo periodo. E, soprattutto, riescono a seguirla fino in fondo.

Purtroppo, sono una piccola percentuale.

Perché?

Non tanto perché l'orizzonte temporale di lungo periodo sia impraticabile per gli investitori: molti partono con questa idea, ma poi cambiano i piani in corsa (o per loro volontà – magari spaventati da una crisi finanziaria in corso – o dietro la spinta dei loro consulenti).

In ogni caso, è sicuramente uno dei consigli finanziari meno seguiti, soprattutto per la parte che riguarda il non fare market timing.

Tutti capiscono facilmente che i mercati azionari hanno dei rendimenti attesi superiori a quelli dei mercati obbligazionari nel lungo termine. Ma moltissimi investitori si chiedono perché dovrebbero stare a guardare i mercati mentre crollano, senza far niente.

Chi non ha mai pensato che l'ultima crisi poteva essere tranquillamente evitata?

Bastava uscire dal mercato appena c'erano i primi segni di un crollo imminente e rientrarci dopo un po', ricomprando lo stesso portafoglio a prezzi molto più bassi.

Bastava fare questo, bastava fare quello...

Purtroppo non è così facile: tutto ciò che a posteriori sembra ovvio, scontato, inevitabile, subito prima che accada non lo è affatto. 

Questo atteggiamento è l'espressione di un bias cognitivo detto hindsight bias: il bias del senno di poi. Il nostro giudizio retrospettivo è sbagliato: crediamo di aver saputo prevedere un evento correttamente – una crisi finanziaria in questo caso – soltanto quando esso è ormai noto.

"Era ovvio che ci sarebbe stato un crollo, lo sapevo, l'avevo detto...!". Sì certo, come no. 

Il crollo non era ovvio prima che avvenisse. Prima dell'evento nessuno sapeva proprio niente. 

Che una crisi prima o poi arriverà lo sanno tutti, ma nessuno è in grado di dire quando esattamente e quale sarà la sua portata: queste due informazioni, però, sono proprio quelle che servirebbero per sfruttarla operativamente.

Del senno di poi son piene le fosse è un proverbio che dovremmo sempre tenere a mente.

È difficile ammettere la nostra ignoranza, ma voler dimostrare (a chi, poi?) che ne sappiamo più degli altri può costarci molto caro.

Sono tante le cose che rimangono indigeste alla maggior parte degli investitori:

  • Non si devono comprare azioni di singole o poche società ma tutto o una grossa fetta del mercato azionario, attraverso prodotti diversificati ed economici come i fondi a gestione passiva (ETF).
  • Non si deve fare market timing con l'ambizione di essere sul mercato soltanto quando i mercati crescono: non si può, non funziona, non è possibile ed è un tentativo che nel 99,99% dei casi peggiorerà il risultato finale dell'investimento.
  • I mercati azionari sono molto volatili, ma più l'orizzonte temporale d'investimento è lungo e più alta è la probabilità di ottenere un rendimento finale positivo.
  • Ascoltare i notiziari finanziari quotidianamente e verificare il valore dell'investimento tutti i giorni (o quasi) è una pratica non soltanto inutile ma molto spesso controproducente. Se proprio vi interessa, esistono dei metodi per essere avvisati automaticamente quando un fondo o il portafoglio nel suo complesso raggiunge determinate soglie di rendimento positive o negative.
  • Se si vuole abbassare il rischio, si deve bilanciare l'investimento azionario con quello obbligazionario. Non sempre è saggio essere pesantemente investiti sui mercati azionari. La parte obbligazionaria del portafoglio non serve però ad aumentare il rendimento, ma a mitigare la volatilità del portafoglio.
  • Se diversificate con uno strumento finanziario molto volatile, non state abbassando il rischio, lo state incrementando. "Un 2-3% di Bitcoin dà un po' di brio al portafoglio e vi permette di diversificare" è un consiglio pericoloso: un 2-3% di Bitcoin vi carica il portafoglio di volatilità; questa è l'unica certezza.
  • I guru e gli esperti che vi vogliono convincere di avere la ricetta magica per farvi guadagnare molto – in fretta e magari con poco rischio – vi stanno mentendo. E mentono anche quelli che vi dicono che il loro prodotto non ha eguali e non lo troverete da nessun'altra parte: è l'ennesima menzogna. Non solo quel prodotto esiste, ma esiste a un prezzo molto inferiore a quello che vi chiedono. Tutta questa gente vi sta raccontando balle. Lasciateli perdere: non regalategli i vostri soldi e stategli alla larga.
  • Le crisi finanziarie ci sono sempre state e ci saranno anche in futuro. Basta esserne consapevoli e farsi trovare psicologicamente pronti. Dopo ogni crisi ci sarà una ripresa: potrà essere più o meno rapida ma ci sarà. È per questo che disinvestire in preda al panico durante una crisi è assolutamente controproducente: si perderà la risalita successiva o gran parte di essa.

Non lasciatevi ingannare dalla volatilità dei mercati azionari. È vero che i mercati più volatili sono i più rischiosi, ma soltanto se l'orizzonte temporale non è lungo abbastanza.

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