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Come fronteggiare una crisi finanziaria?

Come fronteggiare una crisi finanziaria?


25Ott2021

Information
Andrea Gonzali Blog 2195 hits
Prima pubblicazione: 25 Ottobre 2021

«It is awfully hard work doing nothing».

Oscar Wilde

La domanda non è banale e prima o poi se la pongono tutti gli investitori: che cosa si dovrebbe fare per limitare i danni di una potenziale crisi finanziaria?

La risposta è semplice: niente.

Ovviamente, crisi come quelle del 2000-2003 o del 2008 avrebbero un severo impatto sul controvalore di un investimento, che diminuirebbe notevolmente.

Un investitore informato dovrebbe però essere consapevole che per il mercato azionario una crisi finanziaria è un fatto normale, non eccezionale. 

Chi ha un portafoglio azionario, avrà probabilmente un orizzonte temporale di lungo termine: tanto più lungo quanto più alta è la percentuale di azionario sul totale. 

Un investitore non dovrebbe quindi far niente per fronteggiare una crisi finanziaria?

Proprio così. Più precisamente, niente di diverso da ciò che la sua strategia di investimento richiede. Per il resto, dovrà aspettare pazientemente che la crisi passi, in modo da partecipare in pieno alla ripresa dei mercati che avverrà in seguito.

Andare nel panico e farsi prendere dalla frenesia di fare qualcosa per limitare i danni della crisi, invece, può significare due cose:

  • Non si è capito come funziona il mercato azionario e quali sono le sue differenze da quello obbligazionario.
  • Si ha una propensione al rischio troppo bassa per la volatilità del nostro portafoglio.

In questi casi, il problema non è la crisi finanziaria: l'errore è stato fatto a monte, dato che quel portafoglio non doveva essere scelto in fase di pianificazione dell'investimento.

Anche chi sta costruendo un PAC dovrà semplicemente seguire la sua strategia, continuando a versare le rate. L'eventuale crisi permetterà di acquistare più quote del sottostante a parità di somma versata.

Quando si verifica una crisi finanziaria, l'errore da evitare è quello di disinvestire. Disinvestire è fin troppo semplice in certi momenti: sembra una soluzione liberatoria, dal momento che non si tollera più di vedere scendere il valore del nostro investimento.

Il problema è che, una volta liquidato il portafoglio, l'investitore si terrà a debita distanza dagli investimenti azionari per parecchio tempo e si perderà la successiva ripresa dei mercati.

Cosa fare se arriva una crisi finanziaria 01

Grafico del Dow Jones su scala logaritmica (1900-2020) – Fonte: Stockcharts.com (rielaborato)

Nel grafico, è rappresentato su scala logaritmica l'indice Dow Jones Industrial Average nel periodo che va dal 1900 al 2020.

Ogni linea orizzontale rossa mostra il periodo di tempo trascorso prima che il Dow Jones sia tornato ai livelli pre-crisi. In realtà, l'indice Dow Jones non è Total Return e non comprende i dividendi: i periodi di recupero dai valori massimi che hanno preceduto ogni crisi sarebbero stati più brevi.

Le crisi finanziarie sono, in realtà, delle occasioni che possono essere sfruttate. Non accadono spesso e un investitore potrebbe e, forse, dovrebbe provare ad approfittarne.

Come?

Incrementando l'investimento, se dispone di sufficiente liquidità. Naturalmente, sempre diversificando al massimo e mai selezionando una o poche società (questo sarebbe un errore grave).

Tentare di incrementare le proprie posizioni in prossimità del punto di minimo di una crisi finanziaria è, tuttavia, una strategia con poche speranze di successo.

Un'alternativa – molto più semplice – è quella di incrementare il portafoglio ogni volta che l'investimento tocca determinati livelli di rendimento negativo. Ad esempio, se si dispone di una liquidità pari a X, si potrebbe investire un quarto di X quando il portafoglio raggiunge il −10%; un altro quarto al −20%, al −30% e al −40%.

E se il portafoglio non dovesse scendere oltre al −10% o al −20%?

Nessun problema: verrebbero effettuati soltanto uno o due incrementi al portafoglio. La liquidità residua rimarrebbe a disposizione per la prossima crisi, nel caso in cui essa dovesse far scendere il rendimento del portafoglio fino al −30% e al −40%.

Non c'è nessuna garanzia che questa semplice strategia sia la più efficiente: non è questo il suo scopo. Non si basa su modelli di previsione dei mercati; non si tratta di market timing (si agisce a discesa avvenuta, senza tentare di anticiparla) e la sua caratteristica principale è l'essenzialità.

Seppur semplice da capire, è una strategia difficile da eseguire: implica la volontà di sottoscrivere quote di strumenti finanziari proprio quando i mercati sono in una fase calante; a volte moderata, altre volte violenta.

Difficile ma non impossibile, quando determinati concetti finanziari sono chiari. 

Anche senza la volontà o la capacità di incrementare il portafoglio, se l'orizzonte temporale è di lungo termine e l'investimento è adeguato alla sua propensione al rischio, un investitore informato non avrà niente da temere da una crisi finanziaria.

Di nuovo, le crisi finanziarie sono fasi normali dei mercati: sono sempre accadute e accadranno anche in futuro.

Aspettiamocele e manteniamo i nervi saldi quando arrivano, senza modificare la strategia iniziale.

È il miglior modo di superarle.

«The four most dangerous words in investing are: "this time is different"».

John Templeton

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